Ed eccoci qua, con qualche giorno di ritardo vi parlo dell’ ottantaseiesima edizione del Pitti …
Erano gli anni 80, il tempo degli yuppie e di una società che aveva l’esigenza di urlare l’appartenenza ad un’elite (crema per usare il gergo dell’epoca) di privilegiati attraverso capi firmati usati come status symbol.
È sulla scia emozionale di questo periodo che le più importanti case di moda investono, in termini di riconoscibilità e di conseguente popolarità, nei loro simboli distintivi dando origine alla Logomania. Un fenomeno durato per oltre un ventennio e colpito, quasi a morte, dagli strali di quel minimalismo che ne ha mutato la percezione fino a farlo diventare cafonal.
Ma si sa, nella vita come nella moda tutto ritorna e dopo oltre un decennio di “less is more”, negli ultimi tempi i tanto bistrattati loghi sono tornati nuovamente in auge.
A segnare la fine del decennio buio dei monogrammi, è stata l’intuizione di Alessandro Michele (il grandioso direttore di Gucci) e del duo di Dolce&Gabbana, che già lo scorso anno, hanno orgogliosamente riportato in passerella gli stemmi di famiglia.
E’ a loro che va attribuito, il merito o la colpa, dipende dai punti di vista, di aver aperto il vaso di Pandora dei loghi che in questo 2017 sono riapparsi un po’ovunque.
Le passerelle, così come le strade di tutto i mondo sembrano essere diventate canali pubblicitari subliminali dove giovani millenials esibiscono con orgoglio simboli e stemmi così come in un recente passato facevano i loro genitori.
Ragazzi vi do un consiglio: pescate dagli armadi di mamma, papà e zii, potreste trovare dei tesori vintage.
with love, Elena
Bel post come al solito. Fondamentalmente la logo-mania non è mai stata abbandonata né tantomeno caduta nel dimenticatoio; vediamo la LV che del suo monogram ha fatto un logo “muto”…mi spiego, non scrive Louis Vuitton ma vi si ricollega subito grazie alla stampa LV. La stessa tecnica (seppur meno evidente) è stata adottata da altri stilisti, come D&G che utilizzano il leopard a dismisura. Nell’armadio credo che, come coniglia la nostra cara elenina, vi si spulcerà ancora meglio… povera la mia nonna, ancora “fornitrice e spacciatrice” di capi vintage!
sinceramente non mi piace logo ben visibile.