Low cost: quality VS price

United n2

Le statistiche parlano chiaro, anche le ultime analisi di Confesercenti sentenziano che spinti della crisi gli italiani cedono sempre più facilmente al canto delle sirene cheap&chic dei colossi della moda low cost.
In attesa dell’arrivo di Primark, previsto per il 2015, Zara, H&M e Bershka, dominano incontrastati questo mercato che da anni ha dichiarato guerra al mondo del lusso.
L’origine del fenomeno del fast fashion è abbastanza recente, nasce sul finire degli anni ’80 con la basica e multicolore filosofia Benetton, un concept, questo, lontano anni luce da quello dei marchi contemporanei.
Il fast-fashion di oggi propone invece capi per così dire “ispirati” ai trend di stagione delle grandi maison a costi accessibili, arrivando in un solo anno a produrre fino a dodici collezioni.
Questo fenomeno, definito democratizzazione della moda, è figlio dei nostri tempi, così lontano dal pensiero delle nostre mamme e nonne che compravano al motto di “Compro un capo buono perché mi duri”.
Oggi non è più così! Che lo ammettiate o meno, siamo tutti fashion victim!
La qualità dei nostri acquisti passa troppo spesso in secondo piano rispetto al fatto che dobbiamo essere prima di tutto alla moda.
E’ proprio su quest’ossessione per la moda che si basa il core-business delle catene low cost: non importa che sia di alta qualità, diventerà subito vecchio né comprerò uno nuovo.
In fondo è vero, i vestiti low-priced sono come le ciliegie, uno tira l’altro…

The statistics speak out, even the latest analysis by “Confesercenti” sentences that  italians, pushed by crisis, more and more give surrender to the temptation of the cheap&chic sirens of the titans of low cost fashion. Waiting for the opening of Primark, expected in 2015, Zara, H&M and Bershka rule undisputed this world that in years declared war to the luxury. The origin of this fast fashion phenomenon is quite recent, during the late ’80s it comes to life with the basic and multicolor philosophy of Benetton, a concept, that was very ahead compared to its contemporaries. Nowadays the fast-fashion proposes items “inspired” by the season’s trend of the big maisons, but with accessible prices, managing in the same year, to produce up to twelve different collections. Also defined as democratization of fashion, this phenomenon is a result of our times, so far from our mother’s and grandmother’s thoughts who used to buy good garments which had to last long. Today’s no more like that! More or less aware, we’re all fashion victims!

The quality of our purchases often is left behind in front of the need of being always trendy. Is right on this obsession that the core-business of the low-cost brands is based: doesn’t matter the quality, everything will be soon old and I’ll buy something new. That’s true, the low-priced clothes are like cherries, once you started you can’t stop…

With love, Elena.

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4 comments

  1. Forse per voi giovani sarà anche così. Personalmente, quando compro, penso sempre al motto “poco ma buono” che mi ha insegnato mia mamma. Credo che la qualità sia da privilegiare alla quantità e che un capo di classe rimanga tale nel tempo. Una sessantenne!!! 🙂

    1. in un certo senso anna, non posso darti torto. ma oggi tutto scorre veloce, dai “fast-food” ad internet…quindi anche la moda si adegua. cio’non vuol dire che si facciano dei passi avanti..ma tant’e’…

  2. Non amo la filosofia “mordi e fuggi”, “usa e getta” perché non c’è traccia di un passaggio, di qualche cosa che lasci il segno. Se penso ad alcuni capi, li penso per sempre: un cappotto, un abito da sera, una borsa, una giacca in pelle etc. Tutto deve essere di ottima qualità e che rimanga nel tempo, meglio se per anni. In questo caso mi viene in mente il cappotto cammello Max Mara, 10 anni, indossato ancora questa mattina. Per alcuni capi, che possono corrispondere allo sfizio del momento, si può pensare di sfruttare la possibilità di un prezzo non esorbitante rivolgendosi ad una di queste grandi catene d’abbigliamento che sicuramente rimangono una risorsa per i più giovani ai quali però bisognerebbe insegnare ad orientarsi tra tante proposte a volte di pessima qualità e di fabbricazione che non ha niente a che fare con quella italiana che, purtroppo, sta scomparendo. Se avessimo dato la possibilità alla nostra industria manifatturiera d’essere competitivi negli ultimi 20 anni, penso che molte di queste catene non avrebbero avuto vita facile perché a noi italiani, insieme ai francesi, rimane il GUSTO, indiscusso e fonte d’ispirazione per tutti.

    1. quanto mi soddisfano i tuoi commenti cara vale!!!!! e non posso darti torto nel tuo ragionamento. in fondo ,anche io sono come te…meglio “poco ma buono” . ma gai e’ tutto così “fast”…

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